Terrore per decine di mamme e bambini. Gli inquirenti: ma nessuno sembra aver visto
Spari tra la folla alla Sanità
 
Regolamento di conti: ucciso al mercato un pregiudicato di 46 anni. Fuggiti i due killer


Spari, un morto e momenti di terrore al mercatino di via Vergini nell’ora di massimo affollamento del mercato domenicale. Tra mamme, bambini e alimenti in vendita un pregiudicato di 46 anni, Antonio Esposito, è stato freddato da tre colpi al torace e alla testa da un killer che lo aveva chiamato per nome. Il killer è subito fuggito con un complice su uno scooter. Gli inquirenti: «Ma nessuno sembra aver visto niente».
 

 

Caro Antonio, avevi sei anni, quando entrai per la prima volta in casa tua, un angusto basso dove vivevate con una miriade di fratelli e sorelle. Mamma a mezzogiorno preparava i pasti da portare a Poggioreale ai tuoi fratelli. Donna grandiosa a tutt’oggi nel resistere ai colpi tremendi della sorte che si è trovata a percorrere. Già oggi è uscita dal S.Gennaro, dove l’avevano portata dopo la notizia della tua morte. Ha un cuore debole. E sei il secondo maschio che perde. L’altro per un incidente d’auto. Quando ho parlato positivamente di lei nei salotti romani mi hanno guardato con sospetto. La definivo una donna omerica, ben diversa da quelle che mi circondavano tra capi firmati e noiosi pomeriggi di canasta. Mamma non se li è mai permessi. Papà è morto da anni, ma segnò con un episodio, uno dei momenti più patetici della mia carriera. Erano venuti ad arrestarlo. Il vico era tutto un tumulto. Un amalgama di gente. Il questore, ricordo il nome, poiché tuo padre sosteneva di essere ammalato e intrasportabile, mi mandò a chiamare tramite tua madre in ambulatorio. “-Duvite scinnere, immediatamente”- Due camionette della polizia bloccavano il vico ( erano ancora quelli i tempi). Entrai sentendomi lo sguardo di tutti addosso. Fu allora che il questore mi chiese una cosa che nei tempi non ho mai potuto spiegarmi, tranne che con la sua paura di agire in prima persona. “Lei è il suo medico? Lo visiti e mi sappia dire se è trasportabile, anzi, cortesemente mi rediga una sua ricetta”. Capii che era un tranello e in quei pochi minuti visitai tuo padre che mi guardava calmo attraverso le sue lenti ornate d’oro. Sentivo gli sguardi di quelli che riuscivano a mettere la testa nel basso. Pensai che non avevo scampo, tra una dichiarazione di falsa intrasportabilità che mi avrebbe potuto dare conseguenze penali ed una di trasportabilità, pericolosissima per me. Fu allora che rivolto a tuo padre spiegai che la intraspotabilità  sottintendeva  il fatto che il trasporto in carcere doveva  far verificare un evento mortale e ovviamente, non era il caso suo. Ricordo lo sguardo di tuo padre, immobile, indecifrabile. Scrissi sul foglio bianco: “Trasportabile” e mi congedai, sicuro che avevo finito di fare il medico alla Sanità. Per due mesi non ebbi nessuna reazione ai miei incubi. Per Natale mi arrivò una scatola di cioccolatini con il nome di tuo padre. Aveva capito…Ti lascio ora Antonio e se qualcuno si scandalizzerà a queste mie righe, a questi voglio ricordare che Antonio non ha avuto le opportunità dei nostri figli, Antonio è nato in una casta ( si, perché le caste esistono ancora) insormontabile. Antonio paga col sangue e con la vita i suoi errori, se errori ha fatto.