Vivere a Napoli significa aver fatto sicuramente, almeno una volta, conoscenza con lo scippo. Ciò non esclude che sia una prerogativa della sola nostra città, in quanto il fenomeno è presente quasi in ogni grande agglomerato, frutto del degrado delle periferie e del crescere del numero dei tossicodipendenti. Io stesso sono rimasto a Materdei in un assolato mezzogiorno d’agosto in canottiera, in quanto lo scippatore oltre alla catenina si portò via strappandomela la camicia. Poi, la perdita di un telefonino, con il motociclista che sale sul marciapiede di fronte al Cardarelli e mi sferra un pugno alla testa. Ma ieri ho incontrato un artista dello scippo, tanto è verò che mi ha lasciato non amareggiato, ma affascinato per la sua tecnica. Ore 14, piazzale a lato dell’Ospedale S. Gennaro, abituale parcheggio dei pazienti e di chi come me, ha fretta e non può perdere tempo a cercarsi un anfratto dove lasciare l’auto. Ho con me mia sorella, che mi è venuta a trovare. Mi avvicino alla mia auto, l’apro e mi siedo. Dall’altro lato mia sorella si accinge ad aprire lo sportello. Sento un motore di moto in accelerazione, un’ombra passa oltre il finestrino. D’altro lato della piazza un urlo di una ragazza. Mia sorella, ben più giovane di me (particolare essenziale !) apre lo sportello e mi dice:” Che è successo ? Ho sentito una mano addosso, ma la borsa a tracolla è qui?” La sento emozionata, tanto che sorrido, quando apre la cerniera della borsa per verificare la presenza del portafoglio, che ovviamente è presente. “Eppure ho sentito una mano che mi toccava a quella velocità!”. Guardo il suo polso. “L’orologio?” le dico. “ Toh, non c’è più”- si accorge lei con stupore. Non un segno sul polso, ne la sensazione di uno strappo su quella frazione di pelle! Quasi una magia. Un vero artista: sfilare un orologio (un’imitazione di Rolex) in corsa, senza farsene accorgere, è da prestigiatore. La ragazza che aveva urlato, mia conoscente, ci raggiunge. Le comunico la mia meraviglia e ammirazione. “Era Giruzzo, O’ RE” - mi rassicura.