(s. m.) La Signora Malaprop (dalla commedia teatrale “I rivali” del 1775 dell’irlandese Brinsley Sheridan) otteneva sicuri effetti comici usando spesso una parola per un’altra di suono simile (per esempio amore/amaro, antilopi/antipodi, traduttore/traditori).

     Con il significato di storpiatura e anche di papera, il sostantivo “malapropismo” approda come neologismo nello Zingarelli 2000.

     Il “malapropismo”, nato sul palcoscenico, si può legittimamente estendere al giornalismo, al bieco ma divertente dominio dei refusi: dallo storico “La regina Margherita in Calore” (invece di Cadore) all’eminente “dantista” divenuto “dentista”, al deamicisiano “Tamburino sardo” declassato a “Tamburino sordo”, al “relatore” del bilancio storpiato in “delatore”, a Mussolini che passò in rivista i militi “scaglionati” alla sua sinistra, ma un refuso cambiò la prima sillaba “sca” in “sco”. 
[GIULIO NASCIMBENI (2000) sul "Corriere della Sera"]

 

 Resta da aggiungere che il nome Malaprop era una riduzione del francese "mal à propos", ovvero a sproposito. [FRANCO MIMMI (2004), comunicazione personale]