SHAKESPEARE Citazioni

 

ENRICO VI (PARTE PRIMA)

ALBA - ll giorno già comincia a spuntare; è fuggita la notte che col suo oscuro manto aveva velato la terra. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico VI” (Parte prima) (1588-1592)]

OSPITI - Gli ospiti, che s’invitano da sé, riescono tanto più graditi poi, quando ormai se ne sono andati! [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico VI” (Parte prima) (1588-1592)]

TEMPO - Innanzi che la clessidra, ove la sabbia ha iniziato pur ora il proprio moto, abbia esaurito il corso della sua sabbiosa ora, questi occhi miei che ti scorgono adesso nel rifulgere de’ tuoi sani colori ti vedranno invece avvizzito, sanguinante, pallido, morto! [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico VI” (Parte prima) (1588-1592)]

IRA - Oh! Fossero questi miei occhi mutati in proiettili, così che io in preda all'ira potessi spararveli in viso! [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico VI” (Parte prima) (1588-1592)]

 

ENRICO VI (PARTE SECONDA)

NOTTE - Notte profonda, buia notte, notte silente! l’ora della notte in cui Troia fu messa a fuoco; quel momento in cui le civette stridono, e ululano i cani alla catena, e vagano attorno gli spiriti e gli spettri erompono fuori dalla loro tombe. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico VI (Parte seconda)” (1588-1592)]

 

ENRICO VI (PARTE TERZA)

INSISTENZA - Numerosi colpi, anche se vibrati da una piccola scure, intaccano e abbattono alla fine anche la quercia più robusta. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico VI (Parte terza)” (1588-1592)]

RICCARDO III - La civetta fece udire il suo strido quando tu nascesti: segno di malaugurio! E il gufo mandò il suo rauco grido presagendo giorni di jattura, i cani presero a ululare, una spaventosa tempesta abbattè gli alberi; e il corvo gracchiò sul comignolo, e le gazze ciarliere intonarono un lugubre canto con sinistra disarmonia. Tua madre ebbe a patire maggior doglia che una madre, e pure mise alla luce alcunché d'assai meno che non sia la speranza di una madre: ossia te, storpio malrifinito e deforme, e per nulla simile al frutto che ognuno si sarebbe atteso da un così bell'albero. Avevi già nellal bocca tutti i denti, quando nascesti, a significar che venivi ad azzannar tutti. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico VI (Parte terza)” (1588-1592)]

 

TITO ANDRONICO

SOLE - L'aureo sole saluta il mattino e, dopo avere con i suoi raggi indorato l'Oceano, galoppa per lo Zodiaco nel suo carro scintillante, dall'alto guardando i monti più elevati. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Tito Andronico” (1589-1593)]

GIUNGLA DI TIGRI - Stolto Lucio, non ti accorgi che Roma è una giungla di tigri? [WILLIAM SHAKESPEARE, “Tito Andronico” (1589-1593)]

LA BISBETICA DOMATA

CAVALLO - Il cavallo è zoppo, ha una vecchia sella divorata dalle tarme e le staffe scompaginate; è incimurrito ed ha la schiena a pezzi, è affetto da piorrea cavallina e perdite di muco, ricoperto di bolle mollicce sulle zampe, rovinato dall'artrosi ai garretti, corroso dall'itterizia, con pustole inguaribili alla gola, devastato dalle vertigini, mangiucchiato dai vermi; la spina dorsale sconquassata, con una spalla più bassa dell’altra e con le zampe storte. Ha il morso rotto in due e la testiera di pellaccia di pecora che, a forza di tirarla per non far inciampare l'animale, si è spezzata più volte e ora si tiene insieme solo a furia di nodi; ha il sottopancia riattaccato almeno sei volte, e una groppiera da donna, in velluto, con le iniziali del nome fatte a chiodi e
rappezzata qua e là con lo spago. [WILLIAM SHAKESPEARE , “La bisbetica domata” (1590-1593)]

GIOVANI - Noi non saremo mai più giovani come oggi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “La bisbetica domata” (1590-1593)]

INNAMORATO - Ho visto muoversi le sue labbra di corallo mentre con il suo respiro profumava l’aria. [WILLIAM SHAKESPEARE, “La bisbetica domata” (1590-1593)]

STUDIO - Non c’è profitto dove non c’è il piacere … In breve, signore, studiate ciò che vi attrae di più. [WILLIAM SHAKESPEARE, “La bisbetica domata” (1590-1593)]

 

LA COMMEDIA DEGLI ERRORI

INSEPARABILITÀ - Sarebbe più facile far cadere una goccia d’acqua nell’abisso tempestoso e trarla non mescolata, non diminuita né accresciuta, che tentare di separarti da me senza trascinarmi con te. [WILLIAM SHAKESPEARE, “La commedia degli errori” (1590-1594)]

 

RE GIOVANNI

TUONO - Udrete il tuono dei miei cannoni. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Giovanni” (1590-1597)]

BATTAGLIA - O lasceremo le nostre regali ossa davanti a questa città o arriveremo fino alla piazza del mercato a guado, in mezzo al sangue dei francesi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Giovanni” (1590-1597)]

ASSERZIONI - Finché sarò un pezzente asserirò, inveendo, che l’unico peccato è quello d’esser ricchi; ma quando sarò ricco, riterrò virtuoso asserire che non vi è altro vizio che l’essere pezzente. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Giovanni” (1590-1597)]

ECCESSO - Quando gli artigiani si sforzano di far più che bene, compromettono con l’eccessivo zelo la loro stessa maestria; spesso scusarsi di una colpa peggiora la colpa: così come una toppa messa su un leggero strappo per nasconderlo è più brutta a vedersi dello strappo stesso. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Giovanni” (1590-1597)]

PAURA - Ho visto un fabbro fermo con il suo martello, così, e mentre il suo ferro si raffreddava sull’incudine, inghiottiva a bocca aperta le notizie che gli forniva un sarto: che, con forbici e misura in mano, se ne stava in ciabatte (che per la fretta aveva infilato all’incontrario, sbagliando piede) e parlava di molte migliaia di baldanzosi francesi schierati nel Kent, pronti a battersi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Giovanni” (1590-1597)]

 

RICCARDO III

INCIPIT - Ora l’inverno del nostro scontento si fa gloriosa estate a questo sole di York. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo III” (1591-1594)]

CATTIVERIA - Sposerò la più giovane figlia di Warwick. Che importa se ho ucciso suo marito e suo padre? La via più breve per farsi perdonare dalla donna è quella di diventare suo marito e padre: ciò che farò, non tanto per amore, quanto per un altro mio segreto e profondo intento, che devo raggiungere sposandola. [WILLIAM SHAKESPEARE, (1594), “Riccardo III”]

APPARENZA - Di un uomo non potete distinguere che il suo aspetto esteriore, il quale, Dio lo sa, raramente o mai concorda con il cuore […] vostra grazia si è fidata delle loro parole zuccherate e non si è accorta del veleno che avevano nel cuore. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo III” (1591-1594)]

ROSSO DI SERA - Il sole, stanco, ha avuto un tramonto d’oro e la striscia lucente del suo carro di fuoco annuncia per domani una bella giornata. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo III” (1591-1594)]

 

PENE D’AMOR PERDUTE

BATTUTA - Il successo di una battuta dipende dall'orecchio di chi ascolta, non dalla lingua di chi la dice. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Pene d’amor perdute" (1593-1596)]

 

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

FUGA
- Domani notte, quando Febe rifletterà il suo volto d’argento nello specchio delle acque e spanderà liquide perle sui prati in germoglio, nell’ora propizia a nascondere la fuga degli amanti, noi furtivamente usciremo dalla porte d’Atene. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Sogno di una notte di mezza estate” (1593-1596)]

- Quando i suoi compagni lo scorsero, scapparono via come oche selvatiche che adocchiano il furtivo uccellatore, o come cornacchie rossicce che, in stormo, alzandosi e gracchiando allo scoppio del fucile, si separano e disperatamente spazzano il cielo. [WILLIAM SHAKESPEARE (1593-1596), “Sogno di una notte di mezza estate”]

INNAMORATA - Nutritelo di albicocche e di mirtilli, di rossa uva e di verdi fichi e di more. Rubate alle api i favi del miele, e dalle loro zampe staccate la cera per farne lumini da notte, e accendeteli agli sfavillanti occhi delle lucciole, così che illuminino il mio amore quando si corica e quando si leva. Prendete alle farfalle le loro ali variopinte, e ventilate con esse, sugli occhi di lui addormentato, i raggi della luna. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Sogno di una notte di mezza estate” (1593-1596)]

 

I DUE GENTILUOMINI DI VERONA

GIOVENTÙ - Gioventù che rimane al paese avrà sempre cervello paesano. [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

BOCCIOLO - Il bocciolo meglio avviato è roso dal verme prima di schiudersi; e che del pari un tenero spirito giovanile, roso dalla follia d'amore, intristisce in gemma, si disfoglia nel pieno della primavera, eludendo insieme ogni più bella speranza futura. [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

CAPRICCI - Quanti capricci, giusto cielo, fa mai quest’Amore! Bizzoso come un bambino: graffia la nutrice e un momento dopo, tutto umile, bacia la mano che l’ha punito. [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

VESPE - Vespe ingrate, a nutrirvi di un miele tanto dolce e trafiggere coi vostri dardi le api che lo produssero. [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

APRILE - Ah come questa primavera dell’amore somiglia a un giorno incerto d’aprile, che ora svela la profonda luce del sole in tutto il suo splendore, e poco dopo è abbuiato dalla nube vagabonda. [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

AMORE - Ah, così fa il vero amore, non parla, preferisce ornarsi di fatti e non di parole. [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

SOFFERENZA - Ma non sai tu che se il fiume fosse asciutto potrei riempirlo con le mie lacrime? Che se il vento cadesse potrei spinger la nave coi miei sospiri? [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

TESORO - Non sai, Proteo, che è mia? Possedendo un tale tesoro, io son ricco come venti mari le cui sabbie fossero perle, nettare le onde e oro zecchino gli scogli! [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

MUSICA - Con nervi di poeti fu teso quel liuto di Orfeo, le cui vibrazioni sublimi sapevano intenerire l'acciaio e le pietre, ammansire le tigri, far sì che i mostruosi leviatani dagli inesplorati abissi affiorassero a danzar sulle spiagge. [WILLIAM SHAKESPEARE, “I due gentiluomini di Verona” (1594-1595)]

 

ROMEO E GIULIETTA

UOMINI E DONNE - Gli uomini del Montecchio li butto giù dal muro e le sue donne ce le poggio contro. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

ALBA - Un’ora prima che il sole si affacciasse alla dorata finestra del levante, la mente turbata mi aveva spinto fuori dalle mura. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

PENA - Per molte mattine lo hanno veduto in quel bosco, gonfiare con le sue lacrime la prima rugiada dell’alba, unire alle nuvole le nuvole dei suoi sospiri. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

CHIUSO - È tanto chiuso e segreto e così lontano dal lasciarci pur uno spiraglio alle nostre ricerche da parere un boccio punto da un verme maligno prima di aver potuto spiegare suoi petali all’aria e offrire la sua bellezza al sole. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

AMORE - L’amore è un fumo che sorge dalla nebbia dei sospiri; se lo purifichi è un fuoco che sfavilla negli occhi degli amanti; se lo agiti è un mare ingrossato dalle loro lacrime. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

DELIZIA - Sentirete stasera la stessa delizia che voi giovani lieti provate quando il ben agghindato aprile s’avvicina alle calcagna del claudicante inverno. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

AMORE - L’amore è cosa tenera? È ruvido, villano, rumoroso, e punge come se avesse le spine. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

MANO - Chi è la dama che dà il tesoro della sua mano a quel cavaliere laggiù? [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

BELLEZZA - Essa insegna alle torce come si fa a splendere! Pare pendere dalla guancia della notte come una gemma dall'orecchio di una negra; bellezza troppo grande per poterla possedere e troppo preziosa per questa terra; quella dama sta fra le sue compagne come una nivea colomba in uno stormo di corvi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

BACIO - Se la mano mia profanasse la santità della vostra, ed è un dolce peccato, le mie labbra, come due pellegrini rossi di vergogna, sarebbero qui pronte ad attenuare con un bacio la ruvidezza di questo contatto. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

ATTRAZIONE - Come faccio a proseguire se il mio cuore è là? Sarebbe come se questa grigia terra sfuggisse al sole. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

INCOMPRENSIONE - Chi non è stato mai ferito, ride delle cicatrici altrui. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

SOLE - Che luce viene da quella finestra? È l'oriente e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole e uccidi l’invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu sei tanto più luminosa di lei. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

OCCHI - Due delle stelle più brillanti del cielo, avendo da fare, hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle, come la luce del giorno fa scomparire una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo non fosse più notte. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta” (1594-1595)]

NOME - Cosa vi è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa non perderebbe il suo profumo se avesse un altro nome. E così Romeo, anche se non si chiamasse Romeo, resterebbe perfetto. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

AMORE - Tuto ciò che amore osa è lecito all’amore. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

DISTANZA - Non sono un pilota, ma anche se tu fossi stata distante quanto la spiaggia bagnata dal più lontano mare, io mi sarei avventurato fin laggiù. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

LUNA - Benedetta luna che inargenta le cime di questi melograni. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

MATTINO - Il mattino dagli occhi di perla sorride alla cupa notte e screzia di bagliori le nuvole dell’oriente. Il chiazzato buio si ritrae barcollante, come un ubriaco, dal sentiero del giorno e dalle infuocate ruote di Titano. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

NOTTE - Presto, o notte, tu che proteggi l’amore, serra bene le tue tende, perché si chiudano finalmente gli occhi del giorno e Romeo, silenzioso e furtivo, possa correre fra queste braccia. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

MATTINO - Quelle strisce laggiù a oriente tagliano invidiose le nuvole. Le fiaccole della notte si sono ormai consumate e in punta di piedi il giocondo mattino s’è levato sulle cime nebbiose delle montagne. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Romeo e Giulietta“ (1594-1595)]

DINIEGO - Piuttosto di farmi sposare Paride, ordinami di saltare giù da questa torre, o di camminare per una via infestata di briganti; nascondimi in un covo di serpenti o incatenami tra leoni ruggenti; rinchiudimi di notte in un sepolcro sotto scricchiolanti ossa di morti, sotto putride membra e teschi sganasciati o fammi entrare viva in una tomba appena scavata accanto al cadavere. [WILLIAM SHAKESPEARE (1595), “Romeo e Giulietta”]

 

RICCARDO II

RELATIVITÀ - I leoni fanno mansueti i leopardi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo II” (1594-1596)]

DOLORE - Coloro che dicono le loro parole nel dolore dicono il vero. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo II” (1594-1596)]

LODE - La lode, cibo ghiotto anche al palato dei saggi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo II” (1594-1596)]

ITALIA - Notizia della moda in auge nella splendida Italia che la nostra tardiva nazione scimmiotta zoppicandole dietro servilmente. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo II” (1594-1596)]

GIOVANE - Siate cauto con la sua giovinezza, perché i puledri, a pungolarli, s’impennano. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo II” (1594-1596)]

SANGUE - Bagnerò la polvere d’estate con crosci di sangue piovuti da ferite di inglesi massacrati. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Riccardo II” (1594-1596)]

 

IL MERCANTE DI VENEZIA

CONQUISTA - Farei abbassare lo sguardo più fiero, vincerei il cuore più ardito, strapperei dalle mammelle dell’orsa gli orsacchiotti lattanti, mi burlerei anche del leone ruggente in cerca di preda, pur di conquistare voi, mia signora. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Il mercante di Venezia” (1596-1597)]

DIAVOLO - Il diavolo può citare le Sacre Scritture per i suoi scopi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Il mercante di Venezia” (1596-1597)]

MONDO - Il mondo è un palcoscenico sul quale ciascuno recita la propria parte. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Il mercante di Venezia” (1596-1597)]

MUSICA - L'uomo nel cui cuore la musica non ha eco, che non si sente commuovere a un bell’accordo di suoni, è capace di tutto, di tradire, di ferire, di rubare, e i moti del suo animo sono foschi quanto la notte e le sue passioni nere quanto l’inferno. Non fidarti di lui. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Il mercante di Venezia” (1596-1597)]

TUTTA - Maledetti i vostri occhi che m’hanno stregata e divisa in due; una metà è vostra, l’altra metà vostra. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Il mercante di Venezia” (1596-1597)]

 

ENRICO IV (PARTE PRIMA)

RARO - Quando ogni dì dell’anno fosse giorno di festa, e se sempre s’avesse a far vacanza, ogni diporto e gioco verrebbe a noia quanto il lavoro; ma allorché i dì festivi vengono di rado, giungono essi desiderati. Di nulla meglio ci si compiace che degli eventi rari. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico IV (Parte prima)” (1597-1598)]

ALBA - Come sanguigno occhieggia dal ciglio di quella boscosa collina il sole nascente! Al suo aspetto così alterato il giorno sembra farsi pallido. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico IV (Parte prima)” (1597-1598)]

 

ENRICO IV (PARTE SECONDA)

PRESENTE - Solo il passato e l'avvenire ci sembrano dare il meglio: e le cose presenti appaiono, per contro, le peggiori. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico IV (Parte seconda)” (1597-1598)]

ANIME - Noi stiamo qui a scherzare mentre il tempo passa, e intanto, le anime degli uomini saggi, sedute tra le nuvole, ridono di noi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico IV (Parte seconda)” (1597-1598)]

 

ENRICO V

UOMINI - Gli uomini di poche parole sono i migliori. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico V” (1598-1599)]

MINACCIA - Vedrete il soldato accecato dal sangue insozzare con la sua immonda mano le chiome delle vostre figlie urlanti; i vostri padri trascinati per le loro barbe d’argento, e le loro venerande teste sfracellate contro i muri; e i vostri bambini ignudi infilzati sulle picche, mentre le loro madri impazzite squarceranno le nuvole con i loro ululati, come fecero le donne di Giudea contro gli sgherri della sanguinosa strage di Erode. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Enrico V" (1598-1599)]

ATTACCO - Piombate sul suo esercito, così come la neve che si scioglie in valanga invade le valli, quando le Alpi sputano e scaricano il loro catarro sul fondovalle prono, come vassalli ai loro piedi. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Enrico V" (1598-1599)]

GIORNATA - Dal primo levarsi dell’allodola fino all’ora in cui l’agnello rientra al suo ovile [WILLIAM SHAKESPEARE, "Enrico V" (1598-1599)]

IMPREVIDENZA - Sciocchi cagnacci, che si gettano a occhi chiusi in bocca all’orso russo e si fanno schiacciare la testa come mele fradicie. Potreste dire, ugualmente, che è valorosa la pulce che osa far colazione sulla bocca di un leone. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Enrico V" (1598-1599)]

BENE - Vi è qualche particella di bene anche nelle cose peggiori, sta agli uomini saperla attentamente estrarla. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Enrico V" (1588-1599)]

MORTE - Il re stesso avrà un grosso conto da rendere, quando tutte quelle gambe e braccia e teste che sono state tagliate in battaglia si riuniranno insieme nel giorno del Giudizio e grideranno: “Noi morimmo nel tal luogo”, chi bestemmiando chi invocando un chirurgo, chi piangendo per le mogli lasciate in miseria, chi per debiti non pagati, chi infine per i figli abbandonati prematuramente. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Enrico V" (1598-1599)]

ONORE - Moriamo con onore: torniamo sul campo; e chi non vuol seguire il Borbone ora, vada via da qui, e col cappello in mano, come un sordido ruffiano, se ne stia a guardia della sua camera da letto mentre un vile schiavo, non più nobile del mio cane, gli contamina la più bella delle figlie. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Enrico V" (1598-1599)]

SCONFITTA - Molti dei nostri principi - oh sventura - giacciono sommersi e intrisi di sangue mercenario, e i nostri plebei inzuppano le loro rustiche membra nel sangue dei principi, e i destrieri feriti sguazzano nel sangue fino ai garretti e scalciano, in selvaggio furore, coi loro zoccoli ferrati, i cadaveri dei loro padroni, uccidendoli una seconda volta. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Enrico V" (1598-1599)]

 

 

MOLTO RUMORE PER NULLA

VITTORIA - Una vittoria è doppia quando il vincitore ritorna a schiere intatte. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla” (1598-1599)]

 

PATERNITÀ
-
Credo che questa sia vostra figlia.
- Così mi ha detto molte volte sua madre.
[WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla” (1598-1599)]

 

AUTOCORREZIONE - Beato chi ascolta le critiche e sa trarne profitto per correggersi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla” (1598-1599)]

 

PESCA - Il bello della pesca è vedere il pesciolino con le sue pinne d’oro fendere la corrente d’argento, e divorare ingordo l’esca insidiosa. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla” (1598-1599)]

 

COLPA - Lei ora è caduta in un pozzo d’inchiostro, che il gran mare non ha gocce bastanti per mondarla, né tanto sale da preservare la sua carne corrotta fino all’osso. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla” (1598-1599)]

 

APPREZZAMENTO - Non si apprezza il valore di quel che abbiamo mentre ne godiamo, ma appena lo perdiamo e ci manca, lo sopravvalutiamo, e gli troviamo il pregio che il possesso rendeva invisibile, fino a che era nostro. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla” (1598-1599)]

 

CONSIGLI - Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano: ma al primo tocco tutta la loro assennatezza si fa cieca passione, mentre prima voleva curare l’ira con ammonimenti, legare la pazzia scatenata con dei fili di seta, incantare il tormento con dell’aria e l’angoscia con parole. No, no tutti si fanno dovere di parlar di pazienza a chi si torce schiacciato dal peso del dolore; ma nessuno ha virtù bastante ad applicare quella morale quando sta a lui soffrire simili pene. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla”]

 

FILOSOFO - Non c‘è mai stato un filosofo che abbia sopportato il suo mal di denti con pazienza. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla” (1598-1599)]

 

BUON GIORNO - Signori miei, buon giorno, su spegnete le torce. I lupi hanno finito di predare, e, guardate, precedendo le ruote di Febo, il dolce giorno chiazza di grigio, intorno, l’oriente sonnacchioso. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Molto rumore per nulla” (1598-1599)]

 

TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE BENE

2 GIORNI - Prima che i destrieri del sole due volte guidi il fiammeggiante auriga nel suo diurno anello, prima che due volte nell'umida oscurità dell'Occidente, Espero, bagnato di rugiada, abbia spento la sua lampada assonnata, che quattro e venti volte la clessidra del pilota abbia rivelato lo scorrere furtivo dei minuti, l'infermità sarà scomparsa dalla vostre membra risanate, vivrà libera la salute, e libera morirà la malattia. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Tutto è bene quel che finisce bene” (1598-1608)]

AMORE - La cerva che desidera accoppiarsi con il leone è destinata a morire per amore. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Tutto è bene quel che finisce bene” (1598-1608)]

COMPOSITO - La ragnatela della nostra vita è fatta di fili compositi, buoni e cattivi insieme; le nostre virtù sarebbero orgogliose se i nostri difetti non le fustigassero, e inostri misfatti sarebbero senza speranza se non fossero addolciti dalle nostre virtù. WILLIAM SHAKESPEARE, “Tutto è bene quel che finisce bene” (1598-1608)]

 

COME VI PIACE

BELLEZZA - La bellezza tenta i ladri più dell’oro. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Come vi piace” (1599-1600)]

COLPA - La donna che non sa ritorcere la propria colpa contro il marito, non allatti mai il suo bambino. Ne verrebbe fuori un cretino. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Come vi piace” (1599-1600)]

INFAMIA - Se tu non fossi mio fratello, non ti toglierei la mano dalla gola finché quest’altra non t’avesse strappato la lingua per quello che hai detto. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Come vi piace” (1599-1600)]

MONDO - Il mondo è tutto un palcoscenico e gli uomini e le donne sono tutti attori che hanno le loro uscite e le loro entrate. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Come vi piace” (1599-1600)]

ONESTÀ - La ricca onestà abita come un avaro, signore, in una povera casa, come la splendida perla nell’ostrica immonda. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Come vi piace” (1599-1600)]

PASTORE - Non sono che un lavoratore, signore, mi guadagno quello che mangio, tutto quello che ho ce l’ho indosso, non mi va di odiare nessuno, non invidio nessuno per la sua felicità, godo del bene degli altri, e i miei guai me li tengo; la mia più grande ambizione è di vedere le mie pecore pascolare e i miei agnelli poppare. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Come vi piace” (1599-1600)]

 

GIULIO CESARE

TEMPESTA - Io ho veduto tempeste nelle quali i venti mugghianti sradicavano le antiche querce; ed ho veduto l’Oceano ambizioso gonfiarsi, e tutto spumeggiante di rabbia avventurarsi colle bianche sue cime fra le minacciose nubi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Giulio Cesare“ (1599-1600)]

TIRANNO - E allora perché Cesare dovrebbe farsi tiranno? Non si farebbe un lupo, se non vedesse che i romani sono agnelli; non sarebbe leone, se quelli non fossero cerbiatti. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Giulio Cesare” (1599-1600)]

SERPE - È lo splendore del giorno che fa uscire il serpe. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Giulio Cesare“ (1599-1600)]

SVEGLIA! - Bruto tu dormi, svegliati e guardati. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Giulio Cesare“ (1599-1600)]

MOGLIE - Sono io dunque un’altra te stesso ma, solo in certi limiti, per farti compagnia a mensa, per allietarti nel letto, e parlarti ogni tanto? Abito io soltanto nel sobborgo del tuo piacere? Ah, se questo è, Porzia non è la sposa di Bruto, ma la sua prostituta. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Giulio Cesare“ (1599-1600)]

CORAGGIOSI - I codardi muoiono molte volte prima di morire, mentre i coraggiosi assaggiano la morte una volta sola. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Giulio Cesare“ (1599-1600)]

 

AMLETO

ASCOLTO - Siedi un momento e noi assaliremo ancora una volta le tue orecchie, così ben difese, con il racconto della nostra ripetuta esperienza. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

AMORE - Dentro la fiamma stessa dell’amore c’è uno stoppaccio che la consuma. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

MATTINO - Il gallo, araldo del mattino, desta con la chiara gola stridula il dio del giorno. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

MATTINO - Il mattino dalla sciarpa scarlatta si bagna alla rugiada dell’alta collina a oriente. [[WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

INNAMORATO - Innamorato di lei da non permettere ai venticelli del cielo di toccarle il viso troppo rudemente. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

FRAGILITÀ - Fragilità, il tuo nome è donna. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

DETERMINAZIONE - Gli parlerò, dovesse l’inferno scoperchiarsi e ordinarmi il silenzio. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

COERENZA - Sii fedele a te stesso, ne conseguirà come la notte al giorno, che non potrai essere falso con gli altri. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

MARCIO - Qualcosa è marcio nello stato di Danimarca. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

TERRORE - Potrei farti un racconto la cui più innocua parola saprebbe straziare la tua anima, agghiacciare il tuo giovane sangue, far roteare fuori dalle orbite, come stelle, i tuoi occhi, dividere le tue ciocche pettinate e annodate, drizzare i tuoi capelli, uno a uno come gli aculei dell’istrice minacciato. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

PIGRIZIA - Saresti più fiacco dell’erba grassa che ha radici pigre sulle rive del fiume Lete, se non sussultassi a queste parole. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

LUSSURIA - La lussuria, anche unita a un angelo radioso, può stendersi su un letto celeste a pascersi di letame. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

MODELLO - Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognano nella tua filosofia. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

SMARRIMENTO - Rischiamo, noi uomini di età, di smarrirci per eccesso di precauzioni; con i giovani è tutto il contrario. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

BUONO - Niente è buono o cattivo in sé, ma nel nostro pensiero. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

SOGGETTIVITÀ - Potrei essere confinato nel guscio di una noce, e sentirmi re dello spazio infinito. [WILLIAM SHAKESPEARE (1600), ”Amleto”]

MERITO - Date a ognuno ciò che si merita, e chi si salverà dalle frustate? [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

ATTORE - Non è mostruoso che un attore, solo per la simulazione di una passione, si immedesimi tanto nella parte che il suo aspetto cambia, il volto gli si sbianca, gli occhi umidi, la voce spezzata, e in lui tutto incarna sentimenti suggeriti? E questo per niente! Per Ecuba! Che cos’è Ecuba a lui o lui a Ecuba, che debba piangerne? [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

INTENDITORE - Voi dovete fare più conto della censura dell'intenditore che degli applausi di un teatro esaurito. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

BESTIA - Che cosa è l’uomo più della bestia, se del suo tempo non fa uso migliore che per mangiare e dormire. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

COLPA - La colpa è così sospettosa che si tradisce per non scopririsi. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

VORREMMO - Ciò che vorremmo fare, dovremmo farlo quando vorremmo, perché quel “vorremmo” cambia. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601]]

MORTE - Dammelo. ('Prende il teschio') Povero Yorick. Io lo conobbi, Orazio, un uomo di un'arguzia infinita, di una fantasia senza pari. Mille volte mi portò a cavalcioni sulle spalle, e ora come lo aborre la mia immaginazione! Lo stomaco mi si rovescia. Qui pendevano le labbra che baciai non so quante volte. Dove sono ora le tue canzoni, le facezie, le burle, gli scoppi d'allegria a cui faceva eco l'intera tavolata? Nessuno più da far ridere, con quella smorfia? E' umiliante. Affacciati allo specchio della mia bella, e devi dirle, dille che si dipinga quanto vuole, a questa apparenza dovrà venire: che ne rida, se può. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

[Miette cca! ('piglia ‘a capa ‘e morte') Yoricco, puveriello! Orà, i’ ‘o canuscette: n’ommo ‘e ‘na finezza ca nun teneva fine, ‘e ‘na fantasia eccezziunale! Mille vote me purtaje a cascecavuoglie 'ncopp'ê spalle e mmo comme 'o schifa 'o penziero mio! ’O vernecale me s’avota sotto e ‘ncoppa ... Cca ce steva chella vocca ca vasaje nun saccio quanti vvote... (Yoricco!) che ffine ànnu fatto ‘e ccanzone toje, ‘e muttiette, ‘e ccuffiature e cchilli tricchitracche d’allería ca trascenavano tutta ‘a tavulata? Nisciuno cchiú po’ ridere cu chillu sturcio? È ccosa ca murtifica! Affàccete dô parlanfaccia d’ ‘a bbella mia e dincelle ca se truccasse quanto vo’ e ppo venesse cca: e vedimmo si po’ metterse a ridere!] [Traduzione in napoletano di RAFFAELE BRACALE (2010)]

RISCHIO - Per le nature inferiori è rischioso interporsi fra le stoccate di avversari potenti e accaniti. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

ULTIME PAROLE - Il resto è silenzio. (Muore) [WILLIAM SHAKESPEARE, "Amleto" (1600-1601)]

 

 

MISURA PER MISURA

TENTATIVO - I nostri dubbi sono traditori, e ci fanno perdere il bene che spesso potremmo guadagnare, per il timore di un tentativo. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Misura per misura” (1601-1604)]

PERCEZIONE - Il gioiello che noi troviamo, ci chiniamo a raccattarlo perché lo vediamo; ma quale che non vediamo, ci camminiamo sopra senza neanche pensarci. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Misura per misura” (1601-1604)]

 

OTELLO

MATRIMONIO - Se non fosse per il mio amore per la gentile Desdemona, neppure tutti i tesori dell’oceano m’avrebbero indotto a rinunciare alla mia condizione di uomo libero. [WILLIAM SHAKESPEARE (1602-1605), “Otello”]

BORSA - Riempi di soldi la tua borsa. [WILLIAM SHAKESPEARE (1602-1605), “Otello”]

BARCA - La mia barca intrepida salga montagne d'acqua alte come l'Olimpo per precipitare poi giù quanto l'inferno è distante dal cielo. [WILLIAM SHAKESPEARE (1602-1605), “Otello”]

CHIAREZZA - La chiarezza non viene mai se non con l’azione. [[WILLIAM SHAKESPEARE (1602-1605), “Otello”]

VERGOGNA - Il cielo si tappa il naso e la luna abbassa lo sguardo. Il vento ruffiano che bacia tutto ciò che incontra, si rannicchia ammutolito negli abissi per non sentire. [WILLIAM SHAKESPEARE (1602-1605), “Otello”]

SONNO - Né papavero, o mandragora, né tutti i narcotici del mondo potranno renderti il dolce sonno che fino a ieri fu tuo. [WILLIAM SHAKESPEARE (1602-1605), “Otello”]

COLPA - La colpa si manifesta anche se la lingua resta muta. [WILLIAM SHAKESPEARE (1602-1605), “Otello”]

 

MACBETH

OMICIDIO - Il coraggioso Macbeth [...] impugnando la spada fumante di sanguinosa giustizia […] si è scavato a forza di fendenti un passaggio fino a quel furfante, e non gli ha stretto la mano né gli ha detto addio prima di averlo scucito dall’ombelico alle mascelle, e piantata poi la testa sui nostri bastioni. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

GIURAMENTO - Io ho dato latte e so quanto è dolce amare il bambino che ci sugge il seno: e tuttavia gli avrei strappato il capezzolo dalle tenere gengive nel momento stesso in cui mi sorrideva e gli avrei spezzato il cervello, se lo avessi giurato. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

ASSASSINO - Lo scarno assassino, fatto vigile dal lupo sua sentinella che lo desta con l’ululato, muove come uno spettro verso il delitto con il lungo passo furtivo dell’adultero Tarquinio. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

CIVETTA - Ascolta! … silenzio! … Era la civetta che strideva, fatale carceriere che dà la buonanotte più sinistra al condannato al morte. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

SANGUE - Tutta l’acqua dell’immenso oceano di Nettuno potrà lavare questo sangue dalla mia mano? No, questa mano, piuttosto, arrosserà gli innumerevoli mari facendo del loro verde un solo grumo vermiglio. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

RIMEDIO - Ogni fatica che ci è grata ha con sé il suo rimedio. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

SERA - Prima che il pipistrello abbia iniziato fra i chiostri il suo volo, prima che [...] il grillo dall’arida ala intoni con il suo sonnacchioso canticchiare lo sbadigliante annuncio della notte. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

NOTTE - Vieni, o notte che rendi ciechi, vela il tenero occhio del giorno pietoso e con la tua sanguinosa, invisibile mano, distruggi e spezza il nodo che mi fa impallidire! La luce si addensa, e il corvo batte l’ala verso il bosco pieno dei suoi nidi; tutto ciò che nel giorno è buono cede alla stanchezza e si assopisce, mentre i foschi satelliti della notte muovono alle loro prede. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

SERA - Nell’occidente appaiono ancora alcune strie luminose del giorno; a quest’ora il viaggiatore attardato dà sprone verso l’albergo che lo ristorerà. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

BANCHETTO - Un banchetto che non riveli per tutta la sua durata la cordialità di chi lo dà è un banchetto pagato; per mangiare soltanto si sta meglio a casa propria. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

CHE ORE SONO?
-
A che punto è la notte?
-
Ormai contende con il mattino chi dei due debba essere.
[WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

DOMANDA - Doveste anche scatenare i venti e lasciarli far guerra alle stesse chiese, dovessero le onde spumeggianti travolgere e ingoiare tutto ciò che naviga, dovesse il grano venir tagliato in erba e sradicati i tronchi, dovessero franare i castelli sul capo dei loro custodi, i palazzi e le piramidi ripiegarsi sulle loro fondamenta, confondersi insieme i preziosi germi della natura tanto da saziare la distruzione fino alla nausea, rispondete a quello che vi domando. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

PSICOSOMATICA - Date parole al vostro dolore; il dolore che non parla sussurra al cuore troppo gonfio e lo invita a spezzarsi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

COMBATTIMENTO - Combatterò fino a che non mi strappino la carne dalle ossa. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

ODORE - Qui c’è ancora odore di sangue: tutti i profumi dell’Arabia non basteranno a profumare questa piccola mano. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

INDEGNITÀ - La dignità regale gli casca di dosso come la veste di un gigante cade dalle spalle di un nano che l’ha rubata. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

VITA - La vita è solo un’ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si dimena per un’ora sulla scena e poi cade nell’oblio: la storia raccontata da un idiota, piena di frastuono e di foga, e che non significa nulla. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

TROMBE - Date voce a tutte le nostre trombe, soffiate a tutto fiato in queste sonore annunciatrici di sangue e di morte. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Macbeth” (1605-1606)]

 

RE LEAR

DIFETTI - Chi nasconde i suoi difetti rimane infine svergognato. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Lear” (1605-1606)]

NECESSITÀ - L’arte della necessità è strana: essa rende preziose le cose vili. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Lear” (1605-1606)]

CRUDELTÀ - Non volevo vedere le tue unghie crudeli strappare i suoi poveri occhi di vecchio, né la tua feroce sorella conficcare i suoi bestiali artigli in quella carne veneranda. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Lear” (1605-1606)]

UNIONE - Chi vorrà dividerci dovrà rubare al cielo un tizzo ardente e scacciarci col fuoco come volpi. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Re Lear” (1605-1606)]

 

TIMONE D'ATENE

SORDI - Oh, questi orecchi degli uomini, sordi al buon consiglio, ma non alla lusinga! [WILLIAM SHAKESPEARE, “Timone d'Atene” (1605-1608)]

POPPE - Poppe di latte che tra gli'incroci dei legacci del busto attirano lo sguardo dell'uomo. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Timone d'Atene” (1605-1608)]

 

ANTONIO E CLEOPATRA

CLEOPATRA - L’imbarcazione in cui sedeva splendeva sull'acqua come un trono brunito: la poppa era d'oro martellato, le vele erano di porpora, così profumate che i venti ne restavano inebriati d'amore; d'argento i remi, e battevano l'acqua ritmati dai flauti: e le onde, così colpite, veloci si gettavano sotto a essi, vogliose di quei battiti. Quanto a lei, superava ogni descrizione: giaceva nel suo padiaglione filettato d'oro in una maniera da far impallidire le veneri dipinte da una fantasia che oltrepassa la nautra: al suo fianco stavano dei bimbetti paffutti, come tanti Cupidi sorridenti, che agitavano flabelli variopinti e qudll'alito di vento, dava nuovo ardore alla gorta rinfrescandola: e così mentre facevano, disfacevano. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Antonio e Cleopatra” (1606-1607)]

CLEOPATRA - Gli anni non riescono ad appassirla, né l'abitutdine rende insipida l'infinita sua varietà di modi. Altre donne saziano gli appetiti che suscitano, ma ella più soddisfa e più rende affamati. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Antonio e Cleopatra” (1606-1607)]

PESCA - Insidierò i pesci dalla bronzee pinne; l'arcuato mio amo perforerà le loro mandibole viscose. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Antonio e Cleopatra” (1606-1607)]

INCONGRUENZA - La sua lingua non obbedisce al suo cuore, né il suo cuore sa consigliarla: è come una piuma di cigno che nell'alta marea vaga senza sapere dove. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Antonio e Cleopatra” (1606-1607)]

NOTIZIE - Un tempo gravido di notizie, questo; ogni minuto ne partorisce qualcuna. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Antonio e Cleopatra” (1606-1607)]

SFIORIRE - Vedete, mie donne, come innanzi a una rosa che sfiorisce tutti storcono il naso, loro che s'inginocchiavano alla vista dei suoi bocci? [WILLIAM SHAKESPEARE, “Antonio e Cleopatra” (1606-1607)]

LEALTÀ - Se si continua a essere leali a uno stupido, la nostra lealtà diviene follia. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Antonio e Cleopatra” (1606-1607)]

CIMBELINO

SEPARAZIONE - Avrei spezzato i nervi dei miei occhi, li avrei schiantati solo per guardarlo, finché, diminuito dalla distanza, non fosse divenuto sottile come un ago; lo avrei seguito fino a che, da minuscolo come un moscerino, non fosse scomparso in aria, e allora avrei distolto gli occhi per piangere. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Cimbelino” (1609-1610)]

CALUNNIA - Che bisogno ho di snudare la spada? Quel foglio le ha già tagliato la gola. No, è la calunnia che ha il taglio più affilato di quello della spada, e la lingua più velenosa di tutti i serpenti del Nilo; il cui fiato prende i venti per corsieri e propaga la menzogna in tutti gli angoli del mondo. Re, regine, uomini di Stato, vergini, matrone, perfino i segreti della tomba penetra questa viperina calunnia. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Cimbelino” (1609-1610)]

MISERIA - L’abbondanza e la pace generano i codardi.; la miseria è sempre madre dell’ardimento. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Cimbelino” (1609-1610)]

PIGRIZIA - La stanchezza può russare sopra la selce, mentre la pigrizia inquieta trova duro il guanciale di piume. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Cimbelino” (1609-1610)]

DISTINZIONE - Quelli che rispetto temo, ovvero i saggi; degli sciocchi rido, non li temo. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Cimbelino” (1609-1610)]

 

IL RACCONTO D'INVERNO

CORSETTO - Ora funebre! Oh tagliate i lacci del mio corsetto, o il mio cuore nel romperli si schianterà. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Il racconto d'inverno" (1610-1611)]

IMPERDONABILITÀ - Mille ginocchi piegati per diecimila anni, nudi, nel digiuno, su un montagna desolata, in un continuo inverno perpetuamente in tempesta, non arriverebbero a far che gli dèi guardassero dalla tua parte. [WILLIAM SHAKESPEARE, "Il racconto d'inverno" (1610-1611)]

 

LA TEMPESTA

PUNIZIONE - Sarai perseguitato dai crampi e da punture ai fianchi che ti toglieranno il fiato. Durante tutta la notte, allorché vagano liberi, gli istrici ti tormenteranno; subirai punture più fitte delle celle di un alveare, più acute di quelle delle api. [WILLIAM SHAKESPEARE, “La tempesta” (1611-1612)]

PUNIZIONE - Ti torturerò le ossa, ti farò ruggire in modo tale che anche le belve tremeranno nelle loro tane [WILLIAM SHAKESPEARE, “La tempesta” (1611-1612)]

GALANTERIA - Nobile signora, diventa un'alba fresca anche la notte, se siete accanto a me. [WILLIAM SHAKESPEARE, “La tempesta” (1611-1612)]

PUNIZIONE - Ordina ai miei folletti di torcere a costoro le giunture con secche contrazioni, di accartocciarne i tendini con crampi di vecchiaia, di pizzicarli finché abbiano più chiazze del leopardo o del gatto di montagna. [WILLIAM SHAKESPEARE, “La tempesta” (1611-1612)]

 

ENRICO VIII

MODA - Le mode nuove, toccassero pure il colmo del ridicolo, e fossero le più effemminate, sono sempre seguite. [WILLIAM SHAKESPEARE, “Enrico VIII” (1612-1613)]