Cosa sarà
questo sperduto giullare
nel mezzo del trivio di una affollata fiera
a cui il vento d’ autunno
ha strappato
le logore pagine
d’usato canovaccio
e nel crepuscolo degli anni
s’è involata l’ultima capriola?
Di bimbi ingenuo riso
fatua immagine
di un trapassato ricordo;
di lazzi impertinenti
joculare maschera
e da patetici supplici
eroso nume
del presente.
Rapirà ancora i sospiri
di donna cortese
nell’agone di un allegro convivio?
Brillerà ancora un candido fiore
di esile fantasma
tra i gioghi di pampinata bifora
nel buio di un inebriante equinozio
al dolce e musicale richiamo?
Nell’ultimo abbraccio
di supplichevole preghiera
stanno
i quattro nudi assi
di povera tenda,
nell’arido e martoriato piano
insepolto scheletro.
Di carovane erranti
nel gelo della notte
fuoco ristoratore.