Delle stelle, questa, è l’ora di pace.
Dell’umano chiasso non c’è più peste,
non rimane che un’afona teste:
una banda deserta di latte e trombette.
Traluce una sfumata face
da una malchiusa finestra,
latrice di sfocata immagine
alle cascanti palpebre.
S’ode un tintinnio lontano
di qualche attardata capra
rupestre
E lo sciabordio sommesso
del mare.
Stride un cicaleggio dall’alto
riecheggia dal basso.
Il cuore si placa
nel ritrovato silenzio.
S’adagia in questa plaga
di pace.
Ripenso smarrito …
Se nel primo splendor del mattino
la terra si lampa
coi suoi variegati colori,
se nella luce nasce la vita
ai mille sorrisi:
perchè mai nella notte l’umano
trova il suo momento di pace?
Patmos 2 Agosto 2006, ore 2,00