Il sepolcro del cardinale Rainaldo Brancacci nella chiesa di Sant’Angelo a Nilo nasconde uno di quei segreti che sono capaci di sorprendere non solo il fortunato turista che ne entra in contatto, ma anche il napoletano distratto che per caso lo scopre.

 

La chiesa, celebre perché alle sue spalle si aprono le sale della biblioteca brancacciana, si trova nei pressi di piazza san Domenico, uno dei crocevia fondamentali di quell’immaginario quadrilatero del centro storico di Napoli in cui sono presenti molti degli edifici universitari partenopei. Il segreto, a cui si faceva poc’anzi riferimento, è la presenza, all’interno del monumento funerario del Brancacci, dell’Assunzione della Vergine, un bellissimo bassorilievo cinquecentesco in marmo bianco, opera di Donatello e Michelozzo, che rappresenta senza dubbio uno degli esempi più importanti di arte rinascimentale del napoletano. L’opera è tutta costruita sulla figura della Vergine Maria che, con aria consapevole, aspetta il compiersi degli eventi. Tutt’intorno si muovono, frenetici, una selva di angeli che accompagno l’ascensione della Madonna in Paradiso, dando allo spettatore un senso di grande movimento e partecipazione. Questa dimensione di movimento è amplificata dall’intuizione donatelliana, frequentemente sottolineata dalla critica specializzata, di tagliare l’aureola di Maria al fine di spostare la percezione dell’ascensione al di fuori della scultura. Ma l’aspetto forse più innovativo, almeno per il tempo in cui il capolavoro fu concepito, è la scelta di raffigurare la Madonna come una donna ormai non più giovanissima che non volge il suo sguardo in alto verso il proprio futuro, ma, visibilmente preoccupata, in basso verso una umanità senza certezze e pericolosamente abbandonata ai sentimenti mutevoli ed egoistici dell’individuo. Questa preoccupazione è data, oltre che dall’espressione dei vari protagonisti del bassorilievo, soprattutto dalle numerose ombre che si producono tra un corpo e un altro o all’interno di uno stesso corpo. Questi giochi di luce sono creati da Donatello attraverso lo stiacciato, una tecnica inventata dall’artista fiorentino che permette di ottenere sulla pietra, scolpendo dei rilievi con variazioni minime rispetto al fondo, un incredibile senso di profondità.

 

Il richiamo continuo ad una oscurità indotta è del resto l’elemento dominante, anche da un punto di vista tematico, dell’Assunzione della Vergine che metaforizza così la condizione dell’essere umano costretto, a causa del suo libero arbitro, a vivere sul confine tra l’esaltazione della luce ed il baratro delle tenebre.